Simone


«Con la preghiera, piano piano, ho guarito i miei sensi di colpa, mi sono sentito perdonato e ho ritrovato fiducia in me stesso»

All’inizio vedevo la Comunità come il fallimento della mia vita; oggi capisco che è stato il dono più grande che ho ricevuto da Dio.
Mi chiamo Simone e sono veramente felice di poter scrivere questa testimonianza. Quando mi è stato chiesto ho provato una forte gioia dentro di me, perché è arrivata inaspettata pochi giorni prima del mio compleanno. Mi sono sentito abbracciato e voluto bene dalla Comunità e da Dio, che mi ha ricordato che Lui è sempre presente e vicino a me. È stato come ricevere un regalo di auguri da parte sua. Mi sono fermato un attimo ed ho pensato: che bello, anche io oggi ho qualcosa di importante da raccontare della mia storia! E pensare che, qualche anno fa, della mia vita non ne volevo più parlare con nessuno, era diventata scomoda e pesante anche per me. Era difficile ormai guardare le persone negli occhi senza lasciar intravedere la mia disperazione. Eppure, umanamente non avevo nulla di cui lamentarmi. Ho avuto un buon padre e una brava madre che mi hanno trasmesso con il loro esempio i giusti valori della vita. Eravamo una famiglia semplice, cresciuta grazie al lavoro onesto, al sacrificio e alle preghiere dei miei genitori. Io ero il più piccolo di quattro figli, in salute e pieno di energie, ed ero sempre alla ricerca di qualcosa da fare. Oggi, quando ripenso al passato, ho un solo grande rimorso: quello di non aver usato bene i doni che il Signore mi ha dato, ma di averli sprecati e sporcati per le vie del male. Ho cominciato a lavorare presto. Il lavoro mi piaceva, non trovavo difficoltà e mi sentivo libero ed indipendente. Sono cresciuto in una grande compagnia di amici, con loro ho iniziato le prime trasgressioni, la droga, le serate nelle piazze e i viaggi. Tutto ciò mi dava la sensazione di una vita vissuta al massimo. In diversi momenti difficili, tra cui la morte di mia madre, chi mi voleva bene ha provato a riportarmi sulla giusta strada, ma io ormai avevo già calpestato tutti i sani principi e in Dio non ci credevo più, perciò non sono mai riuscito ad accogliere l’aiuto che mi veniva offerto. La vita dai venti ai trent’anni è passata in fretta, e i miei vizi e le mie trasgressioni non l’hanno di certo migliorata. Mi sono ritrovato solo, senza essere mai riuscito a costruire niente di veramente importante con le persone che ho frequentato; anzi, quegli anni di confusione mi hanno “portato via” anche mio padre e mio fratello, ed io vivevo ormai con il grande rimorso di non essere stato loro vicino nel momento del bisogno. Ormai mi sentivo sconfitto e non avevo più la forza per tornare indietro. In quel momento ho urlato forte nel cuore il mio bisogno d’aiuto, senza neanche sapere a chi, e dopo poco tempo ho incontrato la Comunità.
Sono entrato consapevole di non essere più in grado di guidare la mia vita e quindi non è stato difficile metterla nelle mani della Comunità; in chi mi ha accolto ho riposto tutte le mie speranze. Se ripenso a quello che vivevo dentro di me quando sono entrato e a ciò che vivo oggi, capisco che solo Dio poteva rimettere a posto tutta quella confusione. L’amicizia dei fratelli e le parole dei sacerdoti mi hanno fatto riavvicinare a Dio. Con la 
preghiera, piano piano, ho guarito i miei sensi di colpa, mi sono sentito perdonato e ho ritrovato la 
fiducia in me stesso. Nella fraternità “Madonna della Neve”, la fraternità dove sono entrato, immersa tra boschi e silenzio, ho stretto delle forti amicizie. Eravamo pochi, una famiglia, e ricordo con affetto i fratelli che erano con me e li ringrazio tanto per il coraggio di dirmi sempre la verità. Ho passato poi un periodo del mio cammino a Medjugorje: quella casa mi ha aiutato a guarire dalle paure e dalle insicurezze che non avevo mai avuto il coraggio di affrontare. Lavorare in cucina, testimoniare la mia vita ai pellegrini, partecipare ai recital... erano tutte cose nuove e, per un insicuro come me, erano la cura giusta per guarire le mie ferite. Ricordo poi diverse giornate passate sulla collina del Podbrdo e sul monte Križevac ad accompagnare persone anziane e ammalate, che mi hanno fatto riscoprire un’umanità che non credevo più di avere. Sento che questo luogo è stato una benedizione per la mia vita. Ho dei bellissimi ricordi anche del tempo trascorso in “Casa Madre” a Saluzzo: grazie all’esempio delle coppie della Comunità ho riapprezzato sempre di più il valore della famiglia e conservo nel cuore anche qualche prezioso incontro con Madre Elvira. Ora, dopo anni di cammino, insieme ad altri fratelli accolgo e aiuto i ragazzi che entrano in Comunità: attraverso dialoghi, amicizia, difficoltà da affrontare, lotte quotidiane e abbracci, metto a frutto i doni di Dio. Sono sempre felice quando un ragazzo capisce che questo è il posto giusto per ritrovare la bellezza della vita, per ricostruire il suo futuro.
Oggi credo alle parole di Madre Elvira: la mia vita ritrovata la devo donare! Ringrazio di cuore per tutto l’aiuto paziente ricevuto in questi anni: mi sento un uomo nuovo, risorto.