San Benedetto

"ORA et LABORA" (Prega e lavora)


Benedetto fu il fondatore dell'ordine benedettino. Scrisse per i suoi monaci la Regola, che prescrive povertà, obbedienza e un fortissimo impegno di preghiera e di lavoro, secondo il motto Ora et labora ("Prega e lavora").

Dalla grotta al monastero


Benedetto nacque verso il 480 nella provincia di Norcia in Umbria, fratello gemello di Scolastica (che a sua volta divenne santa), e morì nel 547 a Montecassino. Verso i quindici anni, per condurre una vita eremitica, si ritirò in un grotta inaccessibile chiamata Sacro Speco, a una settantina di chilometri da Roma. Un monaco di nome Romano, che aveva preso a ben volere Benedetto, calava ogni tanto nella grotta un cestino con il pane, con una corda legata a una campanella.
Ben presto la fama di Benedetto si sparse per la valle; alcuni monaci lo vollero come superiore, ma scontenti poi per la sua severità, decisero di ucciderlo. Benedetto, però, intuiti i loro propositi, fece il segno di croce sul bicchiere pieno di veleno che andò in briciole mentre un corvo, apparso miracolosamente, portò via il pane, anch'esso avvelenato. Benedetto, senza vendicarsi, abbandonò quei monaci indegni e ritornò alla sua grotta. Erano, però, tanti i compagni, romani ma anche goti, che volevano unirsi a lui. Benedetto fondò allora, sempre a Subiaco, dodici monasteri, di uno dei quali divenne egli stesso capo, o come si dice, abate.

In cosa consisteva la Regola di San Benedetto?

La Regola, composta a Montecassino, è un capolavoro di chiarezza e di equilibrio: tiene conto dei bisogni di chi è giovane o è malato, di chi è più fragile psicologicamente e del variare del clima. Per questo ebbe uno straordinario successo e fu adottata, si può dire, in tutta l'Europa medievale. Oltre alla povertà e all'obbedienza, la Regola chiedeva ai monaci di unire il lavoro alla preghiera. Il lavoro non era in prevalenza quello manuale dei campi, come spesso si dice, ma erano previsti altri tipi di lavoro, tra i quali quello del laboratorio dove si copiavano e si illustravano i libri, interamente prodotti a mano. Nella Regola non vi è infatti alcun accenno a una zappa o a un falcetto!

I monaci si vestivano di una tunica e di uno scapolare, una specie di grembiule che si infila dalla testa; d'inverno si coprivano di una sopravveste con cappuccio, detta cocolla. Il colore dell'abito benedettino oscillò a lungo fra il bianco e il nero, a seconda del colore della lana delle pecore. Nelle immagini possiamo vedere sia benedettini bianchi sia neri; il colore preferito fu però quello scuro.