Martina


Oggi posso davvero esclamare con le parole del Salmo: “Sono tranquillo e sereno come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia” (Sal 131).
Mi chiamo Martina e sono nata in Bosnia Erzegovina. Provengo da una famiglia cristiana che frequentava la chiesa vivendo la fede in maniera tradizionale. Le mie prime sofferenze e difficoltà sono iniziate quando ero piccola, nel momento in cui siamo fuggiti a causa della guerra, rifugiandoci a Vienna. I miei genitori non stavano più bene insieme e litigavano spesso. Io ero sempre più confusa e non riuscivo a capire perché non si volevano più bene. Il loro divorzio è stato una grande e profonda ferita per me. Di lì in avanti cambiavamo spesso appartamento, quartiere e scuola, finché mio fratello ed io non ci siamo ritrovati in un istituto per minori. Già in quel tempo iniziava la mia ribellione: facevo tutto ciò che era proibito per attirare l’attenzione degli altri. Quando avevo dodici anni morì improvvisamente mia madre e da quel momento ho perso la voglia di vivere, di sorridere e di credere nel bene. In seguito ci siamo trasferiti in Croazia da mio padre: sentivo che in fondo non ci conoscevamo, non riuscivo a parlare con lui ed ero chiusa. Mi vergognavo di ciò che vivevo dentro e non volevo che gli altri lo scoprissero. Spesso speravo che tutto ciò che mi stava succedendo fosse soltanto un brutto film e cercavo di scappare dalla mia realtà, che mi portava solo dolore. Così, alle scuole superiori mi sono creata una Martina nuova, forte, libera, pronta a rischiare e senza paure. Dopo il primo incontro con la droga e gli amici che vivevano in un “altro modo”, pensavo di aver trovato la risposta all’abisso di vuoto e di tristezza che portavo dentro. In principio sembrava tutto un gioco, un divertimento, ma con il  passare del tempo non riuscivo più a gestire la mia vita. La mia disperazione diventava sempre più grande, con mille domande a cui non trovavo risposta. Da tutta questa ricerca incompiuta di verità e dal caos che vivevo, c’era soltanto Dio che poteva salvarmi. A Lui ho gridato con tutte le mie forze: «Se esisti, per favore aiutami!». Poco tempo dopo, attraverso delle amiche, ho incontrato la Comunità.
Decidermi ad entrare e prepararmi a questo nuovo passo non è stato facile, ma grazie all’aiuto di mio padre e della sua nuova sposa ho iniziato questo cammino di luce. All’inizio mi sembrava impossibile poter cambiare la mia vita, non comprendevo perché le ragazze sorridevano ed erano accoglienti e felici. Grazie al mio “angelo custode” e alle ragazze che mi donavano un amore gratuito, accogliendomi con le mie povertà, mi sono sentita a casa e abbracciata da Dio. Il Signore si è preso cura della mia vita guarendo pian piano le ferite che portavo nel cuore. Mi spaventavo davanti alla verità di me stessa, era difficile il dialogo con gli altri, ma mi sono sentita accompagnata da tante ragazze che lottavano e soffrivano insieme a me. Ho sentito di avere una nuova famiglia nella quale ci sono anche le difficoltà, le povertà, i limiti umani, ma dove comunque ci si vuole bene, ci si rispetta, ci si chiede scusa e si ricomincia sempre. Ma la più grande scoperta vissuta in Comunità è stata la gioia di donare la vita, in particolare quando ho fatto da “angelo custode”. Ho visto con i miei occhi la vita di tante ragazze risorgere: non ho mai provato una gioia così grande, reale, che mi ha riempito il cuore. Sento che la Madonna mi accompagna in questo cammino, mi educa e mi insegna a diventare una donna pronta al sacrificio e all’amore concreto. Sono felice! Ringrazio il Signore che si è chinato su di me per rialzarmi, dandomi forza nei momenti difficili. Un grande grazie alla mia famiglia che ha sempre cercato di aiutarmi e starmi vicino, e soprattutto grazie a Madre Elvira, ai suoi insegnamenti e al suo grande esempio di donna e di madre.