Alice

 

aliceMi chiamo Alice, sono di Padova e sono molto contenta di testimoniare come Gesù e Maria mi abbiano salvato la vita. Già quando ero bambina i miei genitori litigavano spesso, ma in mezzo a tutta quella confusione e violenza c’era mia nonna che pregava ogni giorno il Rosario e dava un po’ di sollievo alle mie giornate. Abbiamo cambiato casa pensando di risolvere i problemi. I litigi, però, diventavano sempre più frequenti fino a dividere completamente la famiglia. Sono andata a vivere con mia mamma e il suo nuovo compagno.

Nell’adolescenza ho cominciato a chiudermi e ad accumulare tanta rabbia, davo la colpa solo a mia mamma e non riuscivo ad accogliere la nuova famiglia. Ho cominciato a uscire con brutte compagnie cercando di fare la “crocerossina” con le persone con tanti problemi. Questo da una parte mi ha aiutato a trovare una ragione per vivere, ma dall’altra sono iniziate le mie prime dipendenze. Ho cominciato a rubare i soldi in casa e a diciotto anni mi sono persa ancora di più, andando alle feste e fregandomene dei limiti e delle regole che mia mamma mi metteva per il mio bene. 

Un giorno mi ha messa alle strette dicendomi: «O ti comporti bene o te ne vai da tuo padre». E io, abituata a fare “ping-pong” tra una casa e l’altra, sono andata a vivere da mio padre schiacciando tutta la rabbia che provavo. Lui mi ha convinta a continuare gli studi e così mi sono allontanata un po’ dalle brutte amicizie, ma ben presto questa semplicità mi ha stancata. Ho incontrato un ragazzo che viveva per strada e ho deciso di aiutarlo. Sono riuscita a tirarlo fuori da quella situazione, ma, innamorata di lui e non avendo delle radici solide, siamo presto caduti insieme nella droga finendo per perdere tutto.

Dopo varie fughe, ho deciso di accettare l’aiuto dei miei genitori e poco dopo sono entrata in Comunità. Nei primi mesi ero incapace di parlare di cose serie, avevo molta paura di condividere le mie ferite, di dirmi la verità: cercavo ogni scusa per scappare. Avendo vissuto tutta la vita in solitudine, anche se circondata da persone desiderose di aiutarmi, ero incapace di aprirmi e di riconoscere che avevo bisogno di aiuto, che avevo bisogno di Dio. Mi ricordo che un giorno ero con la ragazza che mi faceva da “angelo custode” a zappare in orto dopo la “revisione di vita”. Ero molto chiusa e lei più volte mi “provocava” per far “uscire” qualche mia reazione. Ad un certo punto sono scoppiata a piangere dicendole tutta la verità di me. Sono rimasta molto stupita dalla sua reazione perché, invece di giudicarmi come temevo facesse, mi ha abbracciata.

Un altro episodio che mi ha aiutato a prendere coraggio e a dire quello che penso è stato quando sentivo nel cuore di voler dare un aiuto alla mia responsabile. Con tanta ansia e paura le sono andata incontro, e anche lì ho ricevuto un abbraccio vero e pieno d’amore. Ed è così, dicendo poco a poco quello che pensavo, che ho cominciato ad acquistare più sicurezza in me stessa e soprattutto ad avere fiducia nell’amicizia. Un cambio importante nel mio cammino è avvenuto con la responsabilità della cucina, dove mi era impossibile nascondere le mie povertà. Ed è grazie alle sorelle accanto a me, che hanno continuato ad amarmi e aiutarmi, che ho capito che non c’è niente di male nel far vedere quanto sono ancora superficiale, orgogliosa o indifferente. È giusto, invece, imparare a fare quel passo di umiltà che sa chiedere scusa e che vuole maturare nel superare gli atteggiamenti ancora infantili. Il servizio in cucina mi ha aiutato a far emergere la tenerezza e la maternità, a togliere il muro di rabbia che mi rendeva fredda e distante dagli altri.

Il momento della verifica in famiglia è stato molto forte: mi sono vista più in pace con me stessa e ho potuto fare definitivamente pace anche con la famiglia di mia mamma, soprattutto con il suo compagno. Dio ha guidato tutto, dandomi un cuore nuovo per accogliere le persone che mi vogliono bene e aiutandomi a fare pace dopo tutti gli anni di tenebre. Mi sono vista con una fede più solida, di cui non mi vergognavo. Ho contemplato il grande miracolo che il mio essere entrata in Comunità ha generato anche in tutta la famiglia “allargata” che ho al mio fianco, che amo e che mi ama così come sono. Ho potuto riconciliarmi con mia madre, vedere le sue ferite, perdonarla e iniziare a costruire finalmente con lei un legame pulito e sincero, tra madre e figlia. Il nostro rapporto è migliorato soprattutto quando lei è venuta a fare un’esperienza in Comunità: stando in cucina insieme abbiamo avuto dei piccoli scontri, “tipici” di quando vivevamo insieme, ma che subito si risolvevano essendo io sincera e lei paziente.

Il passo più difficile da affrontare ancora oggi è quello di fare verità nel rapporto con mio padre, con il quale ho sempre avuto una relazione “tossica”. Far entrare la luce in queste dinamiche mi aiuta a rendermi conto dell’approccio sbagliato che ho sempre avuto con gli uomini. Ringrazio infinitamente di aver incontrato la Comunità: mi ha cambiato la vita, mi ha fatto scoprire tanti doni nuovi e mi ha dato tanta voglia di vivere in pienezza ogni giorno, amando la mia vita e le persone che mi circondano. Grazie Signore Gesù, grazie Maria e grazie Madre Elvira, per tutto e per sempre.