Miriam


MiriamMi chiamo Miriam, ho ventisei anni e vengo da Bari. Da alcuni faccio parte della famiglia del Cenacolo. Sono la seconda di quattro figli, mia madre è sempre stata la “roccia” della casa per la fede e l’abbandono totale nel Signore; questo però generava in me fastidio e, di conseguenza, col passare del tempo mi sono allontanata dalla Chiesa. Mio padre viveva una forte dipendenza dalla droga fin da ragazzino, dopo la morte di mio nonno. In casa era violento, non esisteva dialogo, si respirava un’aria di tensione e molte volte di paura. Con le mie sorelle cercavamo tutte le scuse per andare via di casa, eravamo molto unite e c’era molto amore tra di noi. Ero una bambina buona e sensibile, ma tutto quello che vivevo dentro casa mi ha portato a vivere la ribellione già all’età di dieci anni: avevo dentro di me tanta rabbia, delusione e tanta voglia di vendetta per tutto il dolore che vivevamo. Mi domandavo sempre cosa potevo fare per cambiare la situazione, ma il vuoto e l’assenza di affetto erano sempre più grandi e andavo sempre più su una strada sbagliata, reagendo in modo aggressivo e arrivando a non riuscire più a rapportarmi in modo normale con le persone. Ho iniziato a scappare da scuola con mia sorella più grande, a rubare sia fuori che dentro casa e a vivere sempre di più per strada, dove mi sembrava di sentirmi libera e capita.

Mi rendo conto adesso che questi erano tutti modi di chiedere aiuto, di “gridare” la mia disperazione attirando l’attenzione. Ho iniziato poi con le prime sigarette, le canne e le prime birre, ma sentivo crescere il bisogno di qualcosa di più forte che mi aiutasse ad anestetizzare le mie ferite, perché non avevo più la forza di affrontarle da “lucida”. Così, all’età di quattordici anni ho cominciato a fare uso di cocaina e mi sono resa conto che con la droga non sentivo più il dolore, né fisico né mentale. Pensavo di aver trovato la risposta a tutti i miei problemi. Uscivo con ragazzi che vendevano droga, era la via più semplice, e sono entrata in questi giri illudendomi giorno dopo giorno di essere meglio e superiore agli altri. Mi sono fidanzata con un ragazzo che usciva ed entrava dal carcere, con forti problemi di droga, e riempivo l’assenza di mio padre con lui. Alla fine, io che ho sempre giudicato e condannato tanto mio padre, ero diventata come lui... la vendetta che tanto cercavo, la stavo facendo pagare a me stessa. Grazie al Signore, nel 2013 tramite un prete del mio paese mio padre è entrato nella Comunità Cenacolo.

In quel tempo io non stavo bene e non riuscivo a capire questo suo gesto di amore verso se stesso e la famiglia, e usavo questa sua scelta come giustificazione per “distruggermi” del tutto. Più andavo avanti nel male e più puntavo il dito contro gli errori degli altri per giustificare le mie scelte. Quando mio padre è uscito dalla Comunità, insieme a mia madre ha lottato tanto per aiutare me e il ragazzo con cui vivevo a intraprendere un cammino comunitario: mi dissero che per nulla al mondo mi avrebbero lasciato vivere nel modo in cui stavo vivendo. Il mio ragazzo è entrato per primo e, da quel momento, non mi è stato più possibile nascondermi dietro a nessuno: non avevo più scelta, se non quella di entrare in Comunità. Lì ho gridato a Gesù di darmi il coraggio di fare questo passo: se veramente esisteva, doveva ascoltarmi! Il giorno dopo ho chiamato i miei genitori e ho detto loro che entravo al Cenacolo.

All’inizio la cosa più difficile è stata fare i conti con la mia coscienza, che “urlava” specialmente quando mi inginocchiavo davanti a Gesù Eucaristia in cappella. La cosa che mi ha stupito da subito era vivere con altre ragazze che mi aiutavano e mi stavano accanto, facendomi riscoprire i veri valori della vita e l’importanza di saper lottare senza più scappare dai propri problemi. Non ero abituata a questo amore gratuito. Ero abituata sempre a dare per poi ricevere qualcosa in cambio, e loro non mi hanno mai chiesto niente: questi loro gesti di bene sincero hanno iniziato a smuovere qualcosa in me. Ho iniziato a vivere non più di menzogne, innamorandomi di una verità che non distrugge ma che risana, che mi aiuta ad accettare e migliorare giorno per giorno tanti lati di me che non vanno bene. Il cammino mi ha aiutato a riscoprire tantissimi doni che non immaginavo di avere, e anche a vedere tantissime povertà che ora, però, imparo a gestire con pace. Giorno per giorno ho riscoperto la necessità della preghiera, finché ho aperto del tutto il cuore a Gesù e così, dopo alcuni anni di cammino, mi è nato nel cuore il desiderio di ricevere la Cresima. Avevo bisogno di confermare il mio sì a Dio e la Comunità mi ha fatto questo grande dono.

Un altro grande dono è stata la riconciliazione con mio padre: ho capito che sbagliare è umano e che dopo un errore si può sempre ricominciare. Dio ridona sempre una nuova possibilità, una nuova speranza! Dopo vari anni di cammino mi sono resa conto che aiutare gli altri e scomodarmi per le loro vite riempiva tanto il mio cuore. Sentivo che la Comunità aveva fatto tanto per la mia vita e per la mia famiglia, e percepivo che non era giusto solo prendere e pretendere, ma era il momento anche per me di dare qualcosa. Così, ho deciso di partire come missionaria in Argentina: qui, giorno per giorno, aiutando tante ragazze bisognose, sto imparando a essere una donna forte e coraggiosa nel bene e a non mettermi dei limiti nell’amore.

Oggi ringrazio il Signore perché amo nuovamente la mia vita e posso gridare al mondo, col cuore aperto e felice, che sono una figlia di Dio passata “dalle tenebre alla Luce!”